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Mai sottovalutare il potere delle parole...

20210302 111647L'ho già detto in passato ma l'unico motivo per cui sono uno scrittore è perchè ho avuto un insegnante che a scuola ha guardato la mia poesia che parlava di nuvole e disse: "tu puoi essere uno scrittore quando diventerai grande".
Queste parole sono rimaste con me per sempre. Insegnanti, non sottovalutate quello che possono fare le vostre parole per i vostri studenti.

Ciao a tutti voi miei cari Lunatici,
Oggi parliamo di un argomento serio, no sto scherzando, niente di serio ma qualcosa che per me è molto importante. L'altra sera stavo girando distrattamente nei meandri di Pinterest quando ho trovato la foto qui sopra e ho sentito la necessità di salvarla sul telefono perché sapevo che un giorno avrei condiviso un mio aneddoto.
Ieri sera è successo qualcosa di straordinario - per me ovviamente - e questo mi ha dato la spinta a scrivere questa mattina.

Partiamo dal principio, o forse qualche tempo dopo... Non ho mai avuto una grossa autostima o meglio, ce l'avevo finché non sono arrivata alle scuole medie e ogni certezza che avevo (infanzia magica e spensierata, tempo a fantasticare e a creare storie, totale fiducia nelle amicizie, voglia di imparare e crescere) non è stata spazzata via con un colpo di spugna.
Non sono mai stata particolarmente bella, non ho mai spiccato per la mia intelligenza o bravura a studiare, cercavo di nascondermi perché volevo sparire e credevo che non esistesse un posto per me nel mondo. Per un periodo ho frequentato persone che non si definirebbero esempi positivi di vita e una di queste godeva nel fare a me e a una mia amica cose che oggi definirebbero "bullismo" ma che all'epoca non veniva definito perché di queste cose non si parlava.
E vogliamo aprire la parentesi dei professori che non facevano altro che dirci quanto idioti eravamo?
Ricordo perfettamente il mio amabile professore di tecnica che alla fine dei tre anni mi ha posto la domanda: "Rebecca, cosa vuoi fare alle superiori?". Io che fin da piccola volevo fare il geometra proprio come mio papà, il mio più grande eroe, mi sono sentita rispondere: "Non penso che una come te ce la potrà mai fare, verrai bocciata al primo anno".
Ricordo che durante quell'estate ero arrivata a pesare circa 85 chili e mezzo, mi sentivo una stupida, un'incapace e la mia voglia di scomparire aumentava ogni giorno di più.

Finché...
Seconda superiore, un giorno qualsiasi. C'era il sole e le vacanze estive si stavano avvicinando. La professoressa di Italiano che dall'anno successivo non avremmo più visto a causa del suo trasferimento all'università, cercava invano di parlarci dell'importanza della lettura. Era una donna con un tatto incredibile e una sensibilità assurda, si truccava gli occhi con una matita verde smeraldo e aveva un sorriso per tutti nonostante pochi avessero voglia di leggere i libri che ci propinava e di ascoltare le cose che aveva da insegnarci.
Ricordo ancora il caos che c'era nell'aula, nessuno aveva voglia di ascoltarla tanto meno io...
Consegnandomi il tema si era fermata davanti al mio banco e aveva detto: "Rebecca, dovresti coltivare la passione che hai per la scrittura perché vedo molto potenziale".
Sono tornata a casa e la prima cosa che ho fatto è stata dirlo a mia mamma. Ero sorpresa. Secondo un adulto sapevo fare qualcosa. Un adulto aveva visto del potenziale in me. Wow! Era come alzare la testa dal mare di sconforto in cui stavo annegando. Quella frase mi ha dato una boccata d'aria ma poco dopo sono di nuovo sprofondata nella nebbia dell'adolescenza che voglio lasciare al passato.
A distanza di anni le cose sono migliorate e un giorno ho avuto il piacere di incontrare quella professoressa e di ringraziarla per la magica frase che non mi ha mai abbandonata. Si è messa a piangere e mi ha detto: "Rebecca, è bello sapere che a volte le nostre parole fanno breccia, soprattutto quando hai la sensazione che nessuno ti ascolti".
Grazie a quella professoressa ho scritto. Sempre. Finché non è diventata una necessità. Volevo scrivere le mie storie, tradurre in parole le immagini che avevo in testa, volevo che la gente le leggesse e sono certa che lo farò finchè avrò vita.
Ma perchè vi sto dicendo tutto questo?
Ieri sera è successa una cosa analoga. Un amico di vecchia data con cui non ci sentiamo spesso mi ha scritto per dirmi che ha letto Dorian (che a breve sarà di nuovo disponibile!) e ha pensato di condividere con me la sua opinione. E' un grande lettore e di certo il Romance non è fra i suoi generi preferiti, inoltre lo conosco da abbastanza tempo per dire con certezza che se non fosse stato di suo gradimento non avrebbe detto nulla e non sarei mai venuta a sapere che ha letto uno dei miei libri.
Invece mi ha scritto e sapete cos'è successo?
Mi ha fatto sentire esattamente come quella volta in cui la mia professoressa aveva visto la fiamma della scrittura accesa dentro il mio cuore. Alcuni di voi diranno che ha stuzzicato il mio ego e che una persona con la vera passione per la scrittura lo fa a prescindere da quello che pensano gli altri.
E avete assolutamente ragione a pensarla così.
Ma forse non sapete che scrivo ogni giorno, cascasse il mondo. Ho sempre con me un quaderno e una penna (Aspettate, ho detto una sola? Forse dieci, undici, dodicimila...) e a prescindere dalle recensioni negative, dal numero di stelline sui vari store, dalla stanchezza, dal luogo e dallo stato d'animo, io scrivo a prescindere dal mondo esterno perché è una passione viscerale e se non scrivo, sto male.
Ma allora perché tutta questa pappardella?
Perché le parole sono importanti. Soprattutto quelle positive.
Se conoscete qualcuno che ha una passione grande, una persona in cui credete, una persona che lotta per ritagliarsi un piccolo spazio nel mondo fategli sapere che siete fieri di lui/lei, del suo lavoro, della sua dedizione e passione, spronatelo a perseverare e a credere nei propri sogni perché le persone come me hanno bisogno di sentirsi dire queste cose e non avete idea di quanta felicità possiate portare in un momento di sconforto.
Io infatti ho una cartella nel mio cellulare dove tengo gli screenshot dellee- mail, dei commenti, dei messaggi che leggo e rileggo quando sono depressa.
Grazie a chi crede in me e mi sprona ogni giorno - soprattutto in quelli brutti - a scrivere. Non avete idea di quanto vi amo!
Ciao Lunatici,
Rebecca

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